«Da bambino», ha detto Luxuria in onda, «mi sentivo sbagliato, ho provato a cambiarmi. Stavo diventando, però, un bimbo triste e malinconico e, un giorno, ho deciso di liberare questa bambina che era in me. Ho deciso di liberare la principessa dal castello». La rievocazione del momento in cui ha deciso di cominciare a vivere come la ragazza che sentiva di essere, Luxuria l’ ha suggellata con una storia. Insieme a due dei bimbi Rai, ha vagheggiato di un grande e maestoso uccello, costretto in una gabbia minuscola dalla padrona cattiva. Non riusciva ad aprire le ali, l’ uccello, liberato dalla propria prigionia dal gesto caritatevole della piccola Carlotta. Un’ anima buona che la signora malvagia ha però trascinato in tribunale, brigando perché le venisse inflitta una condanna alla galera.
I bambini hanno riso.
Carlotta, nella favola, è riuscita ad evadere, vivendo felice e contenta insieme al proprio, bellissimo uccello.
È stata un successo la storiella, un trionfo di gridolini estatici. Ma, a ben guardare, quella storiella non ha fatto altro che aggiungere confusione alla confusione.
Simone Pillon, vicepresidente leghista della Commissione parlamentare per l’ infanzia e l’ adolescenza, ha bollato l’ esibizione di Luxuria come una «inaccettabile lezione di gender. Vada a raccontare le favole dell’ uccello da qualche altra parte, sicuramente non a una scuola con ragazzini minorenni davanti alle telecamere Rai», ha detto Pillon, secondo cui la puntata ha preso la piega di una «vergognosa forma di indottrinamento che non può lasciarsi indifferenti. Presenteremo un’ interrogazione in Commissione di vigilanza Rai», ha promesso il leghista, trovando consenso tra le fila di Fratelli d’ Italia.
Il senatore Luca Ciriani e la senatrice Daniela Santanchè hanno parlato di «uso indecente del servizio pubblico», piegato «in maniera spudorata ad interessi di parte».
«E meno male che la solita intellighenzia di sinistra aveva denunciato che il nuovo corso in Rai sarebbe stato improntato ai valori del sovranismo, della xenofobia e dell’ intolleranza.
Vladimir Luxuria, invece, ha avuto la possibilità e l’ opportunità [] di affrontare su Rai 3 i temi del transgender, facendone però un’ indegna propaganda». Secondo Massimo Gandolfini, presidente del comitato Difendiamo i nostri figli, Rai 3 ha «violato la più elementare norma della democrazia, rappresentata da un adeguato contraddittorio». Anche Gandolfini parla di «propaganda» e «indottrinamento».
«Gli autori», prosegue, «hanno scelto di parlare di transessualità con un attivista del mondo Lgbt, quando potevano presentare mille storie positive come modelli di vita generosamente vissuta: da una madre che sceglie la vita, al campione paralimpico, al ricercatore che ha salvato migliaia di persone con le sue scoperte». Le opzioni fornite da Gandolfini sono svariate.
Ma il sottosegretario grillino alla presidenza del Consiglio, Vincenzo Sapadafora, le ha rispedite tutte al mittente, difendendo Luxuria – e, insieme, la scelta Rai – da quelli che ha definito «atteggiamenti omofobi e culturalmente regrediti. Di questi temi ci accorgiamo solo quando a parlarcene è la cronaca nera», ha dichiarato Spadafora. «Ben vengano quindi occasioni come questa, dove il servizio pubblico si occupa di colmare questo vulnus di civiltà».
Già, peccato che servizio pubblico e propaganda siano due cose un po’ diverse.
Per altro, la lezione di Luxuria non è stata esattamente un successo. È stata confusa, a tratti banale. E non è nemmeno vero che di argomenti simili non si parli mai in televisione, anzi.
Le lezioni sul gender sono cosa ormai vecchia, a livello catodico. Real Time ha mandato in onda dei documentari, alcuni girati in Italia. Ad Hollywood, sul tema, hanno realizzato fior di serie televisive. L’ ultima, Butterfly, è in onda anche in Italia sui canali Sky. Del resto, oggi il politicamente corretto impone che di gender si parli il più possibile, e sempre in maniera positiva.
A quanto pare, anche la Rai ha pensato bene di accodarsi.