Utero in affitto

Utero in affitto

La pratica dell’utero in affitto (altrimenti detto maternità surrogata o gestazione per altri) consiste nel far portare a termine una gravidanza ad una donna per conto di committenti, ai quali sarà poi consegnato il bambino senza che la donna possa vantare alcun diritto su di esso.
In sintesi l’utero in affitto comporta la strumentalizzazione del corpo della donna e la mercificazione del bambino. Nell’ordinamento italiano questa pratica è vietata ai sensi dell’articolo 12 della Legge 19 febbraio 2004, n. 40 (“Norme in materia di procreazione medicalmente assistita”), ciononostante alcuni nostri connazionali non si fanno scrupolo di andare all’estero per realizzarla.
famiglia non tradizionale

Infatti, benché la Corte Costituzionale con sentenza n. 272 del 2017 abbia definito la maternità surrogata gravemente lesiva della dignità della donna e del minore, stabilendo che la stessa « offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane », questo reato non rientra comunque tra quelli punibili anche se commessi in un paese straniero ai sensi dell’art. 7 del codice penale.

 

Proprio sulla questione ho presentato un disegno di legge (AS 1024) che la scopo di rendere sanzionabili questi fenomeni di « turismo riproduttivo » e di ribadire il divieto di iscrizione o trascrizione di atti di nascita dai quali risultino due padri o due madri. Purtroppo intorno a questo fenomeno si muovono forti interessi economici e pressioni ideologiche. E’ necessario pertanto essere fermi sul piano politico per scongiurare ogni tentativo di legittimazione o di sdoganamento, ma è altresì doveroso muoversi sul piano culturale per mettere in luce tutte le storture e le evidenti violazioni dei diritti più elementari che il ricorso a questa partica comporta. Occorre portare avanti questa battaglia di civiltà per ribadire che i bambini hanno diritto alla mamma e al papà, che le donne non sono oggetti da affittare e che i figli non si comprano.